venerdì 21 ottobre 2011

L'edizione di mezzanotte

Credere nel destino è sminuire la bellezza delle coincidenze.
Così pensava Roy all’interno del suo piccolo ufficio dentro il suo piccolo studio di registrazione della sua piccola tv locale, in Nord America. Se avesse creduto nell’esistenza del destino tutto ciò che nel mondo, o meglio, fuori del mondo, stava accadendo gli sarebbe parso come un enorme, distruttivo cinque da un misterioso demiurgo, o una presa per il culo.
Il suo canale privato era andato in fallimento: pochi ascolti, la concorrenza delle multinazionali, forse anche poca intraprendenza, Roy non sapeva ben dire, un tale concorso di cause diverse; fatto sta che la chiusura era imminente, e aveva stabilito un giorno e deciso di chiudere col programma di picco degli ascolti, il telegiornale della notte. Il destino, o meglio le coincidenze, ripeteva a se stesso Roy, avevano fatto sì che quel telegiornale fosse però l’ultimo telegiornale fra tutti.
Dallo spazio un enorme meteorite minacciava la terra. Era stato avvistato da mesi e mesi prima, e le più fantasiose teorie dei film del cinema erano state pensate, alcune tentate, ma tutte erano risultate fallimentari. Il panico generale aveva fatto il suo decorso comune: speranza nei governi, incredulità, negazione, rabbia, delirio, psicosi religiose, fino ad arrivare ad una bieca, grigia rassegnazione. La gente vedeva ormai in alcune ore del giorno un puntino luminoso nel cielo, e lo riconosceva, il meteorite. Nessuno, questa volta, aveva avuto il coraggio di dare un nome alla cosa che avrebbe distrutto la vita sulla terra.
Che il telegiornale della tv di Roy fosse l’ultimo era, per l’appunto, una fortunata coincidenza. Fortunatissima. Nella sua stanza Roy fumava (aveva anche iniziato a fumare, tanto, oramai), e aspettava che il presentatore arrivasse. Era l’ultimo rimasto, insieme ad un giovane cameraman, tra i dipendenti. Gli altri, ovviamente, gli ultimi giorni sulla terra hanno preferito dare di matto, o unirsi alle pazzesche orge collettive, ai furti, alla vita derelitta, o stare con i propri cari; Peter, il presentatore, non poteva.
Arrivò poco prima di mezzanotte, trafelato, chiuso nel giubbottone blu. Il cameraman corse dentro qualche minuto dopo, parlando di quanto fosse grosso e luminoso il meteorite, nel cielo notturno. Tutto fu pronto in poco, pochissimo tempo. Peter si posizionò dietro il bancone, col suo abito migliore, Roy di fianco il cameraman. Peter iniziò parlando di ciò che già tutti conoscevano, e continuò, impeccabile.
Fino all’ultimo servizio senza sbagliare un commento, senza un balbettio, senza un accento sbagliato. Poi, alla Fine, guardando dritto in camera, salutò, con gli occhi che riflettevano lui stesso, e l’umanità intera

«Signori e signore; uomini, donne; è stato tutto bellissimo. Vi ringrazio. Buonanotte.»
Roy gli fece il gesto dell’ok con l’indice e il pollice a cerchio, sorrideva piano. Poi lo schermo si riempì di bande multicolori: verde, blu, rossa, e nera.

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