giovedì 28 luglio 2011

28/07/2011 - 12.40

Stamattina sono stato in un posto immobile nello spazio e nel tempo che si chiama Cheremule, un paese di 500 abitanti, vicino a un vecchio, basso vulcano. Le piccole, strette vie avevano tutte il nome da generali dell'esercito, a parte una piccola piazzetta, con un murale e un piccolo obelisco, che è la Piazza degli Insorti Magiari. Un monte tondo tondo con degli alberi stranamente alti e verdi domina il paese, e l'unico suono, a parte i miei passi sul ciottolato, era la musica (vecchia, e davvero inconsueta) di un camion della frutta che si spostava di via in via in quel paese minuscolo, come se la gente non potesse camminare fino alla via più sotto, o più sopra, o fino al centro del paese. Da una scalinata di fianco alla chiesa dei santi Pietro e Paolo, poi, si vedeva tutta la pianura sottostante, gialla nel sole estivo. Erano lontane, ma mi sembrava di sentire le cicale.

Dopo mezz'ora di macchina sono arrivato a Osilo. Prima di arrivare, dalla lunga strada quasi dritta si vede, Osilo, arroccata su un monte isolato e a punta, una alta torre in cima, il cupo castello dei Malaspina. Il paese è tutto in salita, un borgo medievale dalle strade piccolissime e buie. Quando sono arrivato al municipio, ho guardato le case sotto di me. Per una ragione che non conosco, sui tetti delle case più vecchie erano stati posati dei grossi ciottoli tondi, grigi, o neri.
Poco dopo mi è arrivato un messaggio sul cellulare: «Osserva ciò che ti sta intorno. Se tu fossi un particolare di ciò che vedi, cosa saresti?», ma sono un tipo diplomatico, perciò ho risposto «Una vecchia roccia della chiesa romanica, bianca e nera».

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